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Società Culturale Naturalistica OÍKOS

Volpe.

Piante aliene
(di Sonia Bernath)


La flora e la fauna del pianeta si sono evolute nel corso degli anni dove gli oceani, i mari, le catene montuose e i deserti hanno creato delle barriere fisiche allo spostamento delle specie. In seguito all’intervento umano sono cadute queste barriere naturali. Le varie specie arrivano accidentalmente o intenzionalmente in località distanti migliaia di chilometri dal loro habitat naturale originario. In molti casi si adattano a stento in altri casi riescono ad insediarsi. Attualmente la forte antropizzazione ha ridotto e impoverito gli habitat causando azioni di disturbo e alterando gli equilibri degli ecosistemi diminuendo la capacità concorrenziale delle specie tipiche del nostro territorio.

Con il termine pianta aliena si indicano proprio le specie vegetali introdotte dall’uomo, deliberatamente o accidentalmente, al di fuori dei loro ambiti di dispersione naturale.
Possiamo distinguere piante naturalizzate, che si riproducono generando popolazioni in grado di sostenere molti cicli vitali, le cui plantule non si allontanano dalle piante adulte; o piante invasive le quali invece producono plantule che hanno la capacità di propagarsi in numero e areale considerevole tanto da poter colonizzare territori ampi.
La diffusione incontrollata di queste specie ha ripercussioni ecologiche, causando una minaccia alla conservazione della biodiversità. Lo sviluppo di dense formazioni infestanti escludono ogni altra specie, si espandono su vaste aree, spesso per propagazione vegetativa, competendo per la luce e le altre risorse (acqua e nutrienti) con la vegetazione preesistente ed infine la sostituiscono. Si hanno inoltre anche ripercussioni socio-economiche in quanto le specie aliene creano danni alle colture e infine ripercussioni anche a livello sanitario per la presenza di specie tossiche e allergeniche.
Le aliene sono generalmente delle terofite, piante che affrontano la stagione avversa allo stato di semi, ciò conferma le indicazioni riportate da numerosi autori secondo i quali l’elevata quantità di semi prodotti e il breve ciclo vitale delle specie annuali possono risultare vantaggiosi in ambienti molto dinamici e instabili nelle quali le specie aliene manifestano la loro competitività. Ne è un esempio il Cenchrus incertus; conosciuta come Nappola delle spiagge possiede un frutto, (cariosside, come il seme del mais) munito di asperità, capace di attaccarsi a persone o cose e farsi trasportare ovunque. Pianta di origine subtropicale fu segnalata per la prima volta nel 1933 a Venezia per poi diffondersi fino al sud negli anni successivi. Responsabile di ciò è stato soprattutto il turismo balneare.
Un’altra specie di origine nordamericana, considerata invasiva, che possiamo trovare nel nostro territorio è l’Ambrosia coropinifolia e artemisifolia; questa, geofita rizomatosa, presenta dei fusti sotterranei capaci di riprodursi velocemente. In questo caso l’avanzamento della pianta avviene più a livello locale dove l’ambiente dunale costiero si è dimostrato terreno facile alla loro propagazione. Questa pianta produce una grande quantità di polline creando eventi allergenici.
Recenti studi hanno messo in evidenza l’assoluta bassa percezione del problema da parte dell’opinione pubblica ed una pericolosa sottovalutazione delle conseguenze. Una strategia nazionale e priorità d’azione sono oggetto di studio degli ultimi anni e nuovi elementi normativi potrebbero riuscire a salvaguardare la biodiversità del pianeta e patrimoni di rara bellezza che caratterizzano i nostri territori.



Aggiornamento 10/06/2021